Come abbiamo scritto nel comunicato stampa, attraverso le proprie esperienze esistenziali e politiche, l’autore ci accompagna in un viaggio emozionante e intenso che si sviluppa in un intreccio continuo tra storia locale e storia generale, un viaggio che ha come filo conduttore la lotta politica percepita come l’unica forma di resistenza possibile. Dal G8 di Genova a Piazza Taksim all’America Latina in un internazionalismo che diventa prassi di vita anche nel quotidiano e che Stefano Caffagnini vuole trasmettere come messaggio valoriale proprio attraverso le pagine della sua autobiografia militante. Un’autobiografia atipica perché, pur
presentandosi come lavoro di riordino della memoria, in particolare nella scelta di ciò che si vuole narrare della propria vita, non procede in ordine cronologico ma si sviluppa in una serie di racconti nei quali la voce dell’autore si accompagna a quelle numerose dei ragazzi e delle ragazze con le quali ha vissuto i propri sogni, la propria rivolta creando spesso una narrazione corale, come se ci fosse l’urgenza di scrivere anche per loro. In questo tratto è possibile trovare, con le dovute differenze, un filo comune a molte altre autobiografie, anche partigiane, nelle quali la propria lotta si saldava a quella dei compagni ancora vivi o persi durante la clandestinità, si saldava ai luoghi in cui si era combattuto. Compagni e luoghi diventano simbolicamente anche per Caffagnini quella casa comune, quello spazio
collettivo, di cui si respirano sia la ricerca sia la condivisione lungo tutte le pagine del libro.


E questo è anche il senso di ritrovarsi all’Anpi partendo dalla Resistenza storica come paradigma per riflettere insieme, in modo critico, sulle numerose forme di lotta sviluppatesi nei decenni di storia dell’Italia repubblicana, perché il comunismo di Stefano e il suo impegno sociale e politico negli anni che vanno dal G8 di Genova attraverso la Turchia fino all’oggi possono davvero essere letti come resistenza attiva.