RESOCONTO CONFERENZA PUBBLICA 4 MARZO

Sabato 4 marzo ANPI provinciale, Anpi sezione di Parma e Coordinamento per la democrazia costituzionale di Parma hanno organizzato, presso il circolo Arci Zerbini, l’incontro pubblico dal titolo “L’Autonomia regionale fa male all’Italia”, con lo scopo di informare i cittadini in merito al progetto di autonomia regionale differenziata. Tale progetto, se attuato, minerebbe l’unità del Paese, aumentando le disuguaglianze e impedendo la tutela dei diritti per tutti i cittadini italiani, privilegiando le regioni più ricche e aggravando ancora di più le distanze fra il Nord e il Sud.

Le relazioni introduttive alle quali è seguito un vivace dibattito sono state tenute da Edoardo Fregoso (docente di storia del diritto) e Luigi Marino (Comitato nazionale ANPI).

Fregoso ha fatto un excursus storico sull’origine delle autonomie e una veloce panoramica sugli stati con sistemi costituzionali federalisti come Germania, Spagna e Inghilterra.

In particolare ha fatto un confronto tra i lander tedeschi e le nostre regioni mettendo in evidenza come i primi fossero già sovrani quando furono inseriti nella costituzione federalista, mentre le regioni non esistevano come entità autonome e al momento della Costituzione sono state disegnate in base a criteri opinabili.

La nostra Costituzione del 1948 ha previsto le autonomie. L’Art.114 prima della riforma del 2001 recitava “La repubblica si riparte in regioni, province e comuni” ma le funzioni attribuite a questi enti erano essenzialmente amministrative ed eventuali altre autonomie avrebbero dovuto essere “concesse” dallo Stato. Questo impianto è stato completamente modificato dalla riforma del titolo V. Lo studioso ha concluso il suo interessante intervento con la seguente frase che ci ha fatto riflettere: “Una bellissima Costituzione in presenza di una classe dirigente non adeguata funziona male, mentre a volte anche una cattiva costituzione in presenza di una buona classe dirigente può funzionare”.

Marino è partito dalla esposizione della modifica del titolo V avvenuta nel 2001 per volontà di un governo di centrosinistra che sperava in quel modo di fermare la volontà secessionista della Lega. Ha messo in evidenza come questa riforma sia stata fatta in modo affrettato e male. Basta confrontare la chiarezza e semplicità degli articoli scritti dai Padri e dalle Madri costituenti e quelli modificati dalla riforma del 2001. Non a caso questa riforma ha determinato in questi 20 anni tantissimi ricorsi alla Corte costituzionale per contenziosi tra stato e regioni. Purtroppo l’attuale progetto di legge Calderoli non è altro che l’attuazione di quanto reso possibile dalla riforma del titolo V del 2001.

L’ideale sarebbe cancellare quella riforma ma dopo 20 anni di attuazione e nell’attuale contesto politico è impensabile, quindi Villone ed altri costituzionalisti hanno predisposto una Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che si propone di modificare radicalmente gli art. 116 e 117 ossia quelle parti che furono introdotte in Costituzione nel 2001 e che non hanno retto alla prova dei fatti.

La PDL si può anche firmare online al seguente indirizzo:

http://www.democraziacostituzionale.it