Ad oggi a rispondere alla nostra lettera aperta sono stati in quattro su dieci. Il primo in ordine di tempo è stato Dario Costi, candidato di Civiltà Parmigiana, lista civica di centrodestra, che ha risposto in questo modo:

Buongiorno, grazie della vostra sollecitazione che mi dà la possibilità di intervenire su un tema a me caro in quanto nipote di partigiani a cui sono stati trasmessi i valori di democrazia e libertà, principi purtroppo oggi dati spesso per scontati e quindi facilmente sotto attacco. Cosa farei per tenere viva la lotta contro le discriminazioni e le dittature? Farei tanta formazione nelle scuole che mi sembra la cosa più importante e inoltre manterrei grande rispetto (che significa manutenzione ma anche nuove installazioni) per i luoghi simbolo della nostra lotta. Proprio dall’attenzione di questi luoghi nasce la consapevolezza dell’attenzione che le istituzioni hanno per i propri principi fondanti.
Sono disponibile a discutere con voi di nuovi luoghi della memoria da pensare in città dove ribadire l’importanza della Costituzione e dei valori che regolano la nostra società civile. 
Un saluto cordiale

Dario Costi

Marco Adorni, candidato per la lista “L’Altra Parma”, l’ha seguito a breve distanza, ponendo l’attenzione su come lo slogan della sua lista multicolore abbia un esplicito richiamo alla carta fondante della Repubblica: “Uniti per la costituzione”.

Il claim del nostro Comitato, “Uniti per la Costituzione” è già piuttosto esplicito rispetto al tipo di mission cui ci impegniamo nel candidarci alla carica di sindaco di Parma.

Per difendere i valori della Repubblica democratica, anche a livello comunale, non bisogna fare niente di straordinario: si tratta di applicare i principî fondamentali della nostra Costituzione.

Il “ritorno del fascismo”, se è questo ciò su cui sentiamo l’urgenza di intervenire pubblicamente, non si combatte a forza di regolamenti o restrizioni della libertà ma con le buone prassi amministrative e la buona politica. Le persone oggi hanno paura: dei mercati globali, della crisi economica, dell’emergenza (prima pandemica, ora dei costi delle materie prime), della povertà e della criminalità diffusa. È soltanto intervenendo su tali paure che metteremo in pratica i principî della Costituzione e toglieremo le basi di consenso a coloro che, sfruttando il malcontento popolare, auspicano soluzioni autoritarie alla crisi della rappresentanza

Andrea Bui, candidato per Potere al Popolo, risponde pubblicamente su facebook, ponendo l’accento su quanto della carta costituzionale debba ancora essere applicato, e sul suo impegno a farlo:

La festa della Repubblica è l’occasione migliore per rispondere all’appello che l’Anpi di Parma ha fatto ai diversi candidati sindaci sulla cultura antifascista. Sia chiaro che quando penso alla festa della Repubblica non mi vengono in mente le frecce tricolori che sorvolano l’Altare della patria a Roma o le parate militari. Penso, invece, al momento di passaggio dal Regno d’Italia e dal regime di Mussolini alla partecipazione democratica, al suffragio finalmente universale, ai partiti che si fanno rappresentanti dei bisogni dei diversi ceti sociali. In quel momento, fu scritta la Costituzione italiana, ancora oggi indicata come un esempio cui ispirarsi dai più preparati giuristi e filosofi del diritto.Eppure, nel 1950, a soli due anni dalla sua approvazione, uno dei suoi artefici, Piero Calamandrei, scrisse che la Costituzione era «rivoluzione mancata», cui la destra non si oppose in cambio di una «rivoluzione promessa» pensata da sinistra. Il riferimento era all’impianto programmatico del testo – così dicono i giuristi –, cioè alla tutela dei diritti sociali, oltre che a quelli politici e civili. E aggiunse che solo l’avvenire avrebbe potuto dire «quale delle due parti, in questa schermaglia, abbia visto più chiaro».Ora, a distanza di 74 anni, si può trarre un bilancio e affermare che, a seconda delle diverse fasi della storia Repubblicana, hanno vinto gli uni e gli altri a fasi alterne. Nella stagione dei movimenti, ad esempio dopo il Sessantotto, la Carta costituzionale servì come una concreta sponda giuridica alla conflittualità sociale e ad aprire una grande fase di democratizzazione. Servì cioè a realizzare in parte quei diritti sociali di cui la Costituzione parla. Da almeno quattro decenni, tuttavia, lo smantellamento sistematico di quei diritti ci segnala che, al di là di come si definiscono, gran parte dei principali partiti sono riusciti ad affossare o a rimandare «per un altro secolo» quei diritti.Ecco, per me, oltre al richiamo dello spirito antifascista, appellarsi alla Costituzione significa far avanzare il progetto di uguaglianza sociale che ne innerva la sua carica rinnovatrice.

Di tutt’altro tono la replica di Luca Galardi, del movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità), che sostiene che i partigiani “si vergognerebbero […] di una società che ha svenduto il proprio sangue per paura di un’influenza”, e lamenta l’assenza dell’ANPI dalle piazze antivacciniste.