Un’altra serata all’insegna della cordialità e della convivialità.
Martedi scorso 1 febbraio eravamo invitati al Circolo ARCI di Baganzola dove siamo stati accolti con molta cordialità e coinvolti in un “giro pizza” che pare che in quel luogo sia molto popolare e venga ripetuto con regolarità. Dopo aver assaggiato i vari tipi di pizza proposti se ne capisce il motivo; tutte ottime! Abbiamo gustato insieme le pizze conversando piacevolmente con tutti i soci che erano accorsi numerosi, tutte persone cordiali e piacevoli che ci hanno accolti come se fossimo vecchi amici. un ambiente veramente piacevole dove è stato facile proporre l’iscrizione all’ANPI, abbiamo avuto infatti numerose adesioni e di seguito un pubblico attento e coinvolto per la presentazione del libro di Rocco Rosignoli “E l’eco si è smorzato appena” abilmente condotto dal nostro Matteo Caselli che ha saputo creare una bella atmosfera adatta ad accogliere la musica del “maestrone” abilmente eseguita da Rocco.
Il nostro piccolo tour prosegue come nelle nostre intenzioni, creare nuovi rapporti e nuove sinergie, ne siamo veramente soddisfatti.
Dal 26 gennaio è iniziata la collaborazione con alcuni dei Circoli ARCI cittadini. Per favorire il tesseramento portiamo nei Circoli il cantautore Rocco Rosignoli che presenta il suo ultimo libro ” E l’eco si è smorzato appena” un saggio che analizza la poetica e la musica di Francesco Guccini. Durante la presentazione del libro l’autore dialoga con Matteo Caselli ed esegue alcune delle canzoni prese in esame.
Il progetto è stato ben accolto dai Circoli che ci accolgono e ci ospitano permettendoci di incontrare persone nuove.
Il primo di questi incontri si è svolto presso l’Aquila Longhi storico Circolo dell’oltretorrente dove siamo stati accolti con piacere ed abbiamo avuto un buon afflusso di pubblico, molti i fans di Guccini che hanno seguito con interesse la presentazione e cantato insieme i motivi piu’ noti e molti i nostri tesserati, non sono mancati però i rinnovi di tessera e anche nuove iscrizioni.
Fin dall’otto gennaio, quando abbiamo riaperto la sede e annunciato l’inizio del tesseramento, i nostri iscritti hanno iniziato a presentarsi per il rinnovo della tessera; anzi, già dal giorno dell’antivigilia avevano iniziato ad arrivare richieste via e-mail. Il primo è stato un professionista della nostra città che richiedendo l’iscrizione si scusava per non averlo fatto prima. Da quel momento le richieste sono andate via via aumentando fino a culminare nella giornata della festa del tesseramento, giornata davvero intensa con la partecipazione di numerose persone. È stata proprio una festa che abbiamo voluto dedicare al nostro amico Amleto Angelini, partigiano combattente Garibaldi, che ci ha lasciati di recente dopo una lunga vita di militanza.
Amleto frequentava regolarmente la sede fino a quando la pandemia glielo ha permesso, era molto amato e rispettato anche dai giovani del Servizio Civile coi quali si intratteneva volentieri. Sempre lucido e attento alla realtà sociale, partecipava alla vita dell’Associazione con piacere.
Lo abbiamo ricordato leggendo alcuni passi dal suo libro “La mia lotta per la libertà”, che è andato esaurito. Il ricordo più completo è stato tracciato da Brunella Manotti, la nostra Presidentessa, che lo ha conosciuto molto bene e ne ha parlato con grande affetto ma anche con grande rispetto e considerazione. Prendendo spunto dalla sua figura ha ricordato tutti gli altri partigiani che, non dobbiamo mai dimenticare, erano dei ragazzi, che però hanno fatto una scelta e alla fine ci hanno fatto un grande dono: la libertà prima di tutto, e poi, tutti insieme anche se di idee politiche diverse, hanno saputo sedersi attorno ad un tavolo e scrivere la Costituzione. Dobbiamo ora prendere esempio da loro e, superando le diversità, metterci insieme per difendere quelle conquiste di libertà e di pace.
Poi visto che Amleto era anche un provetto chitarrista abbiamo continuato la festa con la musica eseguita dagli amici Lampogass. Tra di loro milita anche Mario Orlandini, nipote di Amleto. I Lampogass sono stati affiancati da Rocco Rosignoli al violino. In realtà abbiamo cantato e ci siamo emozionati e commossi tutti quanti, e i musicisti si sono palesemente divertiti.
Una bellisima giornata per la quale dobbiamo ringraziare tutti quelli che hanno partecipato.
La solidarietà di ANPI Parma – Sez. Laura e Lina Polizzi 🌹🏳️🌈🌹🏳️🌈🌹🏳️🌈
Da cinquant’anni il Museo storico della Liberazione di via Tasso a Roma costituisce uno dei luoghi simbolo per la memoria della Resistenza di Roma al Nazifascismo nella sua triplice valenza cittadina, nazionale ed europea. È vero, non è soltanto un museo: è un luogo. Uno di quei luoghi da abitare in silenzio, perché è lui che parla. Parlano i muri, gli oggetti, le immagini; parla la memoria che custodisce.Da sempre il Museo di via Tasso è meta di pellegrinaggio civile da parte di scuole, associazioni, semplici cittadini e pare che l’anno 2023 abbia segnato un record di visite.Chissà se l’attuale ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha mai visitato il Museo storico della Liberazione. Se non l’ha mai fatto dovrebbe farlo. Capirebbe così perché consideriamo inquietante e intollerabile il fatto che il Ministero da lui diretto non abbia ancora provveduto ad assegnare gli incarichi direttivi che sovrintendono al funzionamento del Museo. Apprendiamo infatti che dal 20 dicembre 2023 questo importante luogo di memoria “è senza vertici, non avendo Il ministero della Cultura provveduto a rinnovare l’incarico al presidente e ai componenti del comitato direttivo di nomina ministeriale”.Così denuncia in un comunicato il presidente uscente prof. Antonio Parisella che dirige il Museo di via Tasso dal 2001, dichiarando anche di assumersi la responsabilità di tenere comunque aperta la struttura, “in rispetto di un così rilevante pubblico servizio essenziale che non può essere interrotto.”La sezione ANPI Laura e Lina Polizzi di Parma esprime la propria incondizionata solidarietà al prof. Antonio Parisella per la decisione di tenere comunque aperto e funzionante il Museo della Liberazione assumendosi una responsabilità personale di grande valore civile e fa appello all’attuale ministro della Cultura affinché venga al più presto sanata questa anomalia.
Il ciclo degli incontri “Ci vediamo all’Anpi”, progetto della sez. cittadina Lina e Laura Polizzi, nato dall’urgente necessità di incontrarci e di dialogare sui temi che ci stanno a cuore in questo nostro difficile presente, confrontandoci con chi, per sapienza e studi, potesse accompagnarci nelle nostre riflessioni, si è chiuso sabato 18 novembre con la conferenza del prof. Alberto Cavaglion. La presentazione dell’ultimo suo libro “Decontaminare la memoria” ha offerto l’opportunità di ripensare al senso delle attività e dello impegno all’interno della nostra Associazione, il cui compito è far sì che l’eredità di valori dei nostri partigiani sia un efficace grimaldello per scardinare l’opacità morale della nostra realtà. La conversazione, per quanto dotta, ha assunto subito un aspetto amicale che ha visto come principale interlocutrice Paola Varesi, senza escludere i presenti, se non numerosissimi, tuttavia molto coinvolti, partecipi e interessati agli argomenti messi a tema. La Memoria è stata monumentalizzata, destrutturarla forse potrebbe essere uno stimolo per capire il presente; le celebrazioni non sono sufficienti a rinsaldare certi principi e a orientare nella complessità attuale. Che fare dunque? È il professor Cavaglion a farci da guida: si è aperta una crepa, egli osserva, nella strada che porta alla Memoria, da una parte i giovani e i meno giovani, quelli che chiameremmo la gente, e dall’altra le Istituzioni, che ripetono riti sempre più stanchi e stantii. La storica Valentina Pisanty ad esempio ha osservato che negli ultimi vent’anni la Shoah è stata oggetto di intense e capillari attività commemorative, ma nel contempo il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura. C’è un collegamento fra i due fatti? Com’è che si verifica questa contraddizione? A lei pare che questo sia il risultato del fallimento delle politiche della memoria. A questa amara constatazione si può rispondere in modo efficace solo con l’autocritica, si possono individuare delle responsabilità , ma non è sopportabile il vile oltraggio alla Memoria degli ultimi anni e allora che fare per rivitalizzarla? Secondo Cavaglion occorre la meraviglia, che sorprende e avvicina i giovani a qualcosa che non si aspettano e, lavorando di bricolage, portarli al cuore del problema. Questo si può ottenere mostrando il rapporto fra memoria e paesaggio, la funzione estetica, la bellezza dei luoghi e dei ricordi che essi rappresentano hanno un grande valore nel processo educativo. Il dissesto causato dalla Storia sui luoghi, quelle ferite, inferte al paesaggio dall’odio, dalla guerra, dalle torture, dai bombardamenti, dalle rappresaglie oscurano il manto del lavoro di millenni , come dice Gilles Clement. Generazioni si sono succedute nella fatica paziente di addomesticare la natura e di renderla giardino, ma, se vasto è il deposito delle sofferenze patite dai luoghi, un altrettanto immenso patrimonio di scritture, disegni, affreschi descrivono quei luoghi e li redimono. Le ferite gettano un’ombra inquietante, ma alla fine convivono con l’antico topos dell’Italia come grande giardino. Forme di rappresentazioni che abbiano come sfondo la Natura violata dalla brutalità umana ispirano la migliore letteratura, la poesia e la narrativa, colorano le pareti di palazzi e cappelle rinascimentali, le gallerie e le collezioni d’arte. Riallacciamo dunque il presente al passato con animo costruttivo, non portiamo i ragazzi forzatamente sui luoghi della memoria, fermiamoci sulla soglia e, attraverso la letteratura, la poesia e l’arte, introduciamoli in essi e induciamoli a riflettere, entreranno così con passo fermo e consapevole. Presto non ci saranno più i testimoni, ma “l’armonia vince di mille secoli il silenzio”, la letteratura è eternatrice. Occorre avere un rapporto dialettico con i luoghi dell’afflizione, la storia non è solo il numero dei morti , bisogna trovare in essa uno sbocco positivo e a questo proposito Cavaglion legge un passo del romanzo di Romain Gary, in cui un personaggio reduce di guerra costruisce aquiloni e il protagonista va a trovare spesso con l’immaginazione il suo professore, deportato senza ritorno, e ne parla al presente come se fosse lì; ricorda anche la “Casa del ridere” di Formiggini, insomma la sua è una sollecitazione a fare ricorso all’immaginazione senza lasciarsi schiacciare da un dovere di ricordare imposto dalla memoria pubblica e continua dicendo di non amare le pietre d’inciampo, in primis perché sono un’opera di un artista che va pagato e poi perché gli sembra un atto di umiliazione il guardare in basso, ricordando il racconto di Primo Levi “Segni sulla pietra”. Inoltre egli sottolinea come negli ultimi tempi ci sia stato un susseguirsi di giornate della memoria, degli eventi o non si parla o si strombazza con l’andamento del pendolo, il silenzio o l’urlo. Incombe tuttavia su tutta la sala, incluso il professore, il pensiero di quello che sta accadendo in Palestina e sembra naturale esprimere dubbi e domande proprio a lui, a cui sembra l’unica soluzione smettere di pensare al passato e di ripartire dal 1947/48, incrementando il ruolo dell’ONU. Certo lo scenario generale non invita all’ottimismo, ma egli vuole vedere un barlume di speranza nell’incontro a San Francisco fra XiJinping e Biden . Si continuano ad esprimere dubbi ed interrogativi e il prof. Cavaglion non si sottrae e li condivide con generosità tanto da trasformare la presentazione del libro, che merita veramente di essere letto, in una conversazione fra amici. La prima impressione è stata confermata dai fatti.
Anche quest’anno, grazie all’impegno dei compagni di Officina Popolare e al contributo del Partito di Rifondazione Comunista con il patrocinio di Casa Cervi alla testa della ricorrenza del 25 luglio si è riusciti a organizzare la Pastasciutta Antifascista, “il piu’ bel funerale del fascismo”, come ebbe a dire papà Cervi. Anche a Parma, in piazzale Picelli, si è registrato il tutto esaurito. Anzi, si è dovuti ricorrere a rifornimenti d’urgenza, vista l’affluenza decisamente superiore al previsto!
Riportiamo la testimonianza di una nostra volontaria:
Piazzale Picelli alle 22 è ancora affollato. La lunga fila di chi va a prendere la pastasciutta antifascista si muove ordinata e paziente. Ai tavoli si sta familiarizzando con chiunque chieda uno spazio per sedersi e partecipare alla festa. Sì, questa è una festa che trasforma il rito in un impegno politico da costruire tutti insieme .
Stasera si vive concretamente la realtà che sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono, poiché stiamo testimoniando la ferma e solidale volontà di non dimenticare cosa fece all’Italia quel regime illiberale e totalitario che per vent’anni oppresse gli italiani.
Franca Laviosa
Sono stati distribuiti 550 piatti di pasta, grazie al lavoro di tutti i volontari e volontarie, alla collaborazione del circolo “Pedale Veloce”, a tutti i co-organizzatori, ma soprattutto grazie alla partecipazione dei cittadini di Parma, la nostra città, che sa dimostrarsi partecipe e solidale e con tanta voglia di stare insieme e di essere partecipi nel rinnovare un gesto molto semplice ma fortemente emblematico.
Una bella serata dunque, con tanti amici vecchi e nuovi, tanti sorrisi e scambi di opinioni.
Per l’ANPI cittadina Sez.Laura e Lina Polizzi era presente , oltre ai volontari, il Vice Presidente Vicario Paolo Giandebiaggi che ha portato il saluto e il grazie di tutta la Sezione.
Ventidue anni dai fatti di Genova (101anni dalle Barricate) riflessioni sul presente. Il monumento alle barricate e’ un po’ acciaccato, nonostante il restauro del 2016 e i presenti si ritrovano nel boschetto come per un picnic serale ma per nutrirsi di esperienze e per condividerle. I relatori sono quasi più numerosi del pubblico, il venerdì di una sera d’estate si presta più facilmente all’aperitivo in piazza Garibaldi, ma gli interventi dei presenti sono puntuali, profondi e rappresentativi di molti assenti. Vengono riportati i fatti, vissuti anche in prima persona, di quei giorni disgraziati, analizzate le circostanze, spiegate le contromisure, gli anticorpi, perché ciò non si ripeta. Ci si prendono le responsabilità e poi si constata amaramente che non si sa a chi affidare le speranze di cambiamento su temi ,peraltro ovvi, che partendo dalle violenze del G8, attraversano tutte le violenze subite dai richiedenti diritti. Comunque si insiste e si resiste, non si respira aria di rassegnazione, anche perché la brezza serale rompe l’afa della giornata.
Sabato scorso 24 giugno si e’ tenuto l’ultimo incontro di libera lettura prima della pausa estiva, si riprenderà a settembre.
Avevamo voglia di incontrarci all’aperto e cosi’ abbiamo fatto nonostante il caldo e le zanzare. L’incontro e’ stato ricco e stimolante, la maggioranza dei partecipanti erano poeti e poetesse “mai visti tanti tutti in una volta” (Licia) e ci hanno fatto dono con semplicità e generosità delle loro poesie, gli altri hanno letto cose di autori classici o meno, ma comunque cose di loro scelta e gusto.
Il giorno prima era venuto a mancare uno dei nostri ultimi partigiani, Amleto Angelini, Partigiano Combattente Garibaldi, e Franca, sempre attenta e sensibile ci ha letto un brano delle sue memorie che ci hanno fatto riflettere su quel periodo storico e sulla condizione sociale degli ultimi.
E’ stata poi la volta di Elisa, giovane mamma molto sensibile sul tema dell’educazione dei bimbi che ci ha letto una favola che si avvia a diventare un classico “L’anatra, la morte e il tulipano” testo stupendo e molto delicato che però può toccare corde sensibili e suscitare sentimenti di rifiuto dell’argomento.
ALCUNI PENSIERI DEI PRESENTI:
“Degli alberi solitamente si apprezza la grandezza. Mi son sentito in mezzo a un bosco” GIANNI
“Mi sono avvicinata alla poesia da poco, perche’ mi dà stupore. All’arena non e’ mancato” LICIA
“Ho fatto un incontro inaspettato: la morte che dialoga con una papera. Non mi sono ancora ripresa! Ah, la papera muore dolcemente in riva allo stagno…Sembrava tutto cosi’ facile.” FRANCA
è difficile per me esprimere a parole ciò che provo in questi giorni davanti alla tua scomparsa.
Ho avuto la fortuna di conoscerti e di partecipare alla stesura del tuo libro di memorie partigiane, l’ho fatto con tanto entusiasmo e tanta passione. Più volte ci siamo seduti insieme per organizzare la tua testimonianza scritta, per scegliere le fotografie da inserire e per decidere quale sarebbe stato il titolo che più avrebbe potuto rappresentare la tua esperienza resistenziale.
Sono stati giorni formativi, come succede sempre quando tra chi ascolta e chi racconta nasce un rapporto di fiducia, di rispetto e di stima. Così è venuto alla luce il tuo libro, insieme ad Armando, tuo figlio, e ad Aldo Montermini, all’epoca presidente dell’Anpi provinciale di Parma.
Da lì ho imparato ad apprezzare la tua umanità, la tua determinazione, la tua simpatia, la tua umiltà, caratteristiche che ritrovo anche nella narrazione scritta della tua vita, dei lunghi mesi di Resistenza nella banda del “Cato”.
Se chiudo gli occhi ti rivedo così, nelle occasioni in cui ci siamo ritrovati insieme, come alla presentazione del tuo libro, mentre parli con la voce rotta dall’emozione, perché raccontare dei compagni di lotta non era facile senza commuoversi, ma era importante e urgente farlo e tu lo sapevi.
Hai parlato e scritto per la tua famiglia, per i giovani, lo hai fatto per i partigiani a cui eri legato, lo hai fatto per tutti noi, un racconto corale che rimane nel cuore di chi ha avuto l’onore di conoscerti e di frequentarti, di leggere la tua storia. Non lo dimenticherò mai.
Grazie Amleto per tutto quello che hai saputo lasciarmi con tanta energia e con tanto affetto. Grazie per aver saputo scegliere e lottare contro il fascismo e il nazismo e per aver continuato fino alla fine su questa strada. Sei tu, siete voi tutti, partigiani e partigiane, i miei “piccoli maestri” e la promessa che posso farti è quella di continuare a trasmettere la tua memoria nell’impegno all’Anpi, a scuola, nel mio esistere quotidianamente.
Questo il titolo della bella escursione che si e’ svolta domenica 11 giugno sul monte Caio organizzata dalla Sezione ANPI Laura e Lina Polizzi con la collaborazione di ISREC Parma e il patrocinio di CAI Parma.
Un folto gruppo di partecipanti si e’ presentato all’appuntamento e con la guida della nostra esperta e’ partito alla volta del Monte Caio.
Grazie ai racconti di Marco Minardi che ci ha illustrato i percorsi e narrato gli eventi abbiamo rivissuto un piccolo pezzo della nostra storia legata a questi luoghi e agli uomini che hanno percorso questi sentieri nei tempi andati con animo ben diverso dal nostro .
Dai rastrellamenti tedeschi del ’44 , alla vita e purtroppo alla morte di molti ragazzi che come Daniele Bertozzi scelsero la via dei monti, sono stati i racconti puntuali e coinvolgenti che hanno accompagnato la nostra giornata ad opera del bravissimo Marco Minardi che si e’ dimostrato oltre che un ottimo narratore anche un esperto camminatore. Tra di noi c’erano anche alcuni amanti dei canti di lotta e resistenza che hanno coinvolto molti di noi in cori estemporanei, magari non molto intonati ma sicuramente molto sentiti.
Tanti i partecipanti, dai 6 ai 74 anni, che tra chiacchiere e canti hanno raggiunto la vetta del Caio, e tante le richieste di future escursioni.