SEGRETI E MISFATTI Segreti: contenuti preclusi alla conoscenza altrui,in quanto esclusivi di un ambito ristretto.
Misfatti: gravi azioni delittuose.
Immagino che il giovane Assange, ragazzo solitario innamorato del computer, abbia cominciato a chiedersi che cosa si nascondesse nei contenuti sconosciuti ai più. Non aveva molta cultura, a causa delle precarie condizioni familiari, in seguito diventerà un brillante informatico, ma evidentemente aveva la passione per la verità. Può causare molti problemi la devozione al vero, perché inevitabilmente ci si scontra con i giganti e /o si viene assimilati a questi. Deve essere venuto a conoscenza di un mix di segreti e misfatti e non ha potuto fare a meno di metterci al corrente. Da più di dieci anni è perseguitato e, fermo restando che abbia commesso delle illegalità, come hacker, 175 anni di carcere sono troppi. L’intento è quello di farlo scomparire, anche in considerazione del fatto che, se venisse estradato negli Stati Uniti e messo in isolamento, le sue attuali condizioni psicologiche lo mettono a rischio di suicidio. Svelare i crimini è diventato più pericoloso che commetterli. Ma è solamente lui che si vuole zittire? Domanda retorica. Ammettendo che non sia un giornalista, come affermano i suoi detrattori, ma solo un abile hacker e, che la piattaforma digitale che ha creato, WikiLeaks, non sia una testata giornalistica, è innegabile che abbia cambiato il giornalismo. Anche per il solo fatto di avere prodotto una mole notevole di documenti non disponibili prima di allora. Quindi non è solo la libertà di informazione ad essere in gioco ma anche quella di espressione di cittadine e cittadini. Senza libertà di espressione anche la democrazia va in sofferenza e, per questo motivo, quello di Assange è un caso emblematico che ci riguarda tutte e tutti.
Sabato 27 gennaio 2024 presso la nostra sede di Piazzale Barbieri abbiamo scelto di onorare la ricorrenza del Giorno della Memoria con un incontro di approfondimento dedicato sia alla persecuzione politica che a quella razziale. L’attuale situazione in medioriente rendeva particolarmente teso questo 27 gennaio, una data che non ha potuto scivolare via senza contestazioni e polemiche. Ciononostante, la Memoria è il fondamento del nostro agire come associazione, e abbiamo scelto di onorarla.
A parlare a una sala molto piena sono stati Brunella Manotti, storica, ricercatrice e presidente della sezione ANPI cittadina, che ha trattato il tema della deportazione politica e del sistema dei campi. La presidente Manotti ha sottolineato con decisione come il sistema dei campi non sia stato una degenerazione del nazifascsmo, come ancora qualcuno si ostina a sostenere, ma fosse insito nella sua natura fin dagli esordi, caratterizzati dalla volontà precisa di annientare gli oppositori anche fisicamente. Dopo di lei, ha preso la parola Aldo Montermini, già presidente del comitato ANPI provinciale fino a gennaio 2022, e che di recente è entrato come membro nella nostra segreteria cittadina. Il suo intervento si è concentrato sull’esperienza di suo zio, Primo Polizzi detto Manetto, deportato politico a Mauthausen, che solo negli anni ’80 riuscì a raccontare l’esperienza vissuta. Oggi la testimonianza di Manetto, che è venuto a mancare nel 2000, è raccolta nel libro “Primo Polizzi, il prigioniero che canta” di Lia Barone, disponibile gratuitamente in formato elettronico sul sito dell’autrice, http://www.liabarone.it/. Infine ha preso la parola Rocco Rosignoli, uno dei vicepresidenti di sezione. Molti lo conoscono come musicista, ma Rosignoli è anche uno studioso di ebraismo, e sulle origini del pregiudizio antiebraico si è concentrato il suo intervento, partendo dall’antigiudaismo di matrice cristiana e arrivando, con un excursus per forza di cose rapido, all’antisemitismo otto-novecentesco, nutrito della pseudoscienza razzista, arrivando fino alle decisioni politiche naziste che hanno portato al genocidio che ricordiamo col nome di Shoah.
Le trattazioni sono state efficaci e dettagliate, e hanno dato modo all’uditorio di sviluppare un interessante dibattito, in cui la memoria del passato ha potuto fornire argomenti importanti per l’analisi dell’oggi, senza per questo scadere in paragoni azzardati o semplificazioni inopportune, auspicando una pace che però mai come in questi tempi appare lontana.
Ieri pomeriggio, sabato 3 febbraio presso la nostra Sala Conferenze si è tenuta la presentazione di un libro, ma non di un libro dei soliti, saggi o romanzi, bensì di un libro di poesia. Si tratta dell’opera prima della nostra volontaria Sara Ferraglia che vive di poesia, respira poesia, ogni pensiero ogni immagine, ogni evento è per lei occasione per scrivere poesia, ed è davvero brava. Siccome in ANPI non ci limitiamo a parlare di memoria, di commemorazioni di eventi di tutti i tipi ma si fa cultura a tutti i livelli ed ogni linguaggio è il benvenuto abbiamo voluto ospitare con gioia questo evento, e abbiamo fatto bene. Il pubblico numeroso e partecipe, gli applausi scroscianti, i sorrisi sui visi degli astanti ce ne hanno dato conferma.
La presentazione è stata curata da Giovanna Bertani insegnante in pensione che continua a fare laboratori presso le scuole ed ha coinvolto nella presentazione di “Voglio una danza”, questo il titolo della raccolta, due giovani allieve entrambe di nome Giada che si sono alternate nella lettura insieme a lei e alla stessa autrice.
Nel numeroso pubblico erano molti i poeti della nostra città che hanno voluto omaggiare Sara con la loro presenza il che dimostra l’apprezzamento di cui la sua poesia gode. Numerosi anche gli interventi dei presenti a fine presentazione in un clima piacevole e sereno.
Un’altra serata all’insegna della cordialità e della convivialità.
Martedi scorso 1 febbraio eravamo invitati al Circolo ARCI di Baganzola dove siamo stati accolti con molta cordialità e coinvolti in un “giro pizza” che pare che in quel luogo sia molto popolare e venga ripetuto con regolarità. Dopo aver assaggiato i vari tipi di pizza proposti se ne capisce il motivo; tutte ottime! Abbiamo gustato insieme le pizze conversando piacevolmente con tutti i soci che erano accorsi numerosi, tutte persone cordiali e piacevoli che ci hanno accolti come se fossimo vecchi amici. un ambiente veramente piacevole dove è stato facile proporre l’iscrizione all’ANPI, abbiamo avuto infatti numerose adesioni e di seguito un pubblico attento e coinvolto per la presentazione del libro di Rocco Rosignoli “E l’eco si è smorzato appena” abilmente condotto dal nostro Matteo Caselli che ha saputo creare una bella atmosfera adatta ad accogliere la musica del “maestrone” abilmente eseguita da Rocco.
Il nostro piccolo tour prosegue come nelle nostre intenzioni, creare nuovi rapporti e nuove sinergie, ne siamo veramente soddisfatti.
Dal 26 gennaio è iniziata la collaborazione con alcuni dei Circoli ARCI cittadini. Per favorire il tesseramento portiamo nei Circoli il cantautore Rocco Rosignoli che presenta il suo ultimo libro ” E l’eco si è smorzato appena” un saggio che analizza la poetica e la musica di Francesco Guccini. Durante la presentazione del libro l’autore dialoga con Matteo Caselli ed esegue alcune delle canzoni prese in esame.
Il progetto è stato ben accolto dai Circoli che ci accolgono e ci ospitano permettendoci di incontrare persone nuove.
Il primo di questi incontri si è svolto presso l’Aquila Longhi storico Circolo dell’oltretorrente dove siamo stati accolti con piacere ed abbiamo avuto un buon afflusso di pubblico, molti i fans di Guccini che hanno seguito con interesse la presentazione e cantato insieme i motivi piu’ noti e molti i nostri tesserati, non sono mancati però i rinnovi di tessera e anche nuove iscrizioni.
Fin dall’otto gennaio, quando abbiamo riaperto la sede e annunciato l’inizio del tesseramento, i nostri iscritti hanno iniziato a presentarsi per il rinnovo della tessera; anzi, già dal giorno dell’antivigilia avevano iniziato ad arrivare richieste via e-mail. Il primo è stato un professionista della nostra città che richiedendo l’iscrizione si scusava per non averlo fatto prima. Da quel momento le richieste sono andate via via aumentando fino a culminare nella giornata della festa del tesseramento, giornata davvero intensa con la partecipazione di numerose persone. È stata proprio una festa che abbiamo voluto dedicare al nostro amico Amleto Angelini, partigiano combattente Garibaldi, che ci ha lasciati di recente dopo una lunga vita di militanza.
Amleto frequentava regolarmente la sede fino a quando la pandemia glielo ha permesso, era molto amato e rispettato anche dai giovani del Servizio Civile coi quali si intratteneva volentieri. Sempre lucido e attento alla realtà sociale, partecipava alla vita dell’Associazione con piacere.
Lo abbiamo ricordato leggendo alcuni passi dal suo libro “La mia lotta per la libertà”, che è andato esaurito. Il ricordo più completo è stato tracciato da Brunella Manotti, la nostra Presidentessa, che lo ha conosciuto molto bene e ne ha parlato con grande affetto ma anche con grande rispetto e considerazione. Prendendo spunto dalla sua figura ha ricordato tutti gli altri partigiani che, non dobbiamo mai dimenticare, erano dei ragazzi, che però hanno fatto una scelta e alla fine ci hanno fatto un grande dono: la libertà prima di tutto, e poi, tutti insieme anche se di idee politiche diverse, hanno saputo sedersi attorno ad un tavolo e scrivere la Costituzione. Dobbiamo ora prendere esempio da loro e, superando le diversità, metterci insieme per difendere quelle conquiste di libertà e di pace.
Poi visto che Amleto era anche un provetto chitarrista abbiamo continuato la festa con la musica eseguita dagli amici Lampogass. Tra di loro milita anche Mario Orlandini, nipote di Amleto. I Lampogass sono stati affiancati da Rocco Rosignoli al violino. In realtà abbiamo cantato e ci siamo emozionati e commossi tutti quanti, e i musicisti si sono palesemente divertiti.
Una bellisima giornata per la quale dobbiamo ringraziare tutti quelli che hanno partecipato.
La solidarietà di ANPI Parma – Sez. Laura e Lina Polizzi 🌹🏳️🌈🌹🏳️🌈🌹🏳️🌈
Da cinquant’anni il Museo storico della Liberazione di via Tasso a Roma costituisce uno dei luoghi simbolo per la memoria della Resistenza di Roma al Nazifascismo nella sua triplice valenza cittadina, nazionale ed europea. È vero, non è soltanto un museo: è un luogo. Uno di quei luoghi da abitare in silenzio, perché è lui che parla. Parlano i muri, gli oggetti, le immagini; parla la memoria che custodisce.Da sempre il Museo di via Tasso è meta di pellegrinaggio civile da parte di scuole, associazioni, semplici cittadini e pare che l’anno 2023 abbia segnato un record di visite.Chissà se l’attuale ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha mai visitato il Museo storico della Liberazione. Se non l’ha mai fatto dovrebbe farlo. Capirebbe così perché consideriamo inquietante e intollerabile il fatto che il Ministero da lui diretto non abbia ancora provveduto ad assegnare gli incarichi direttivi che sovrintendono al funzionamento del Museo. Apprendiamo infatti che dal 20 dicembre 2023 questo importante luogo di memoria “è senza vertici, non avendo Il ministero della Cultura provveduto a rinnovare l’incarico al presidente e ai componenti del comitato direttivo di nomina ministeriale”.Così denuncia in un comunicato il presidente uscente prof. Antonio Parisella che dirige il Museo di via Tasso dal 2001, dichiarando anche di assumersi la responsabilità di tenere comunque aperta la struttura, “in rispetto di un così rilevante pubblico servizio essenziale che non può essere interrotto.”La sezione ANPI Laura e Lina Polizzi di Parma esprime la propria incondizionata solidarietà al prof. Antonio Parisella per la decisione di tenere comunque aperto e funzionante il Museo della Liberazione assumendosi una responsabilità personale di grande valore civile e fa appello all’attuale ministro della Cultura affinché venga al più presto sanata questa anomalia.
Il ciclo degli incontri “Ci vediamo all’Anpi”, progetto della sez. cittadina Lina e Laura Polizzi, nato dall’urgente necessità di incontrarci e di dialogare sui temi che ci stanno a cuore in questo nostro difficile presente, confrontandoci con chi, per sapienza e studi, potesse accompagnarci nelle nostre riflessioni, si è chiuso sabato 18 novembre con la conferenza del prof. Alberto Cavaglion. La presentazione dell’ultimo suo libro “Decontaminare la memoria” ha offerto l’opportunità di ripensare al senso delle attività e dello impegno all’interno della nostra Associazione, il cui compito è far sì che l’eredità di valori dei nostri partigiani sia un efficace grimaldello per scardinare l’opacità morale della nostra realtà. La conversazione, per quanto dotta, ha assunto subito un aspetto amicale che ha visto come principale interlocutrice Paola Varesi, senza escludere i presenti, se non numerosissimi, tuttavia molto coinvolti, partecipi e interessati agli argomenti messi a tema. La Memoria è stata monumentalizzata, destrutturarla forse potrebbe essere uno stimolo per capire il presente; le celebrazioni non sono sufficienti a rinsaldare certi principi e a orientare nella complessità attuale. Che fare dunque? È il professor Cavaglion a farci da guida: si è aperta una crepa, egli osserva, nella strada che porta alla Memoria, da una parte i giovani e i meno giovani, quelli che chiameremmo la gente, e dall’altra le Istituzioni, che ripetono riti sempre più stanchi e stantii. La storica Valentina Pisanty ad esempio ha osservato che negli ultimi vent’anni la Shoah è stata oggetto di intense e capillari attività commemorative, ma nel contempo il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura. C’è un collegamento fra i due fatti? Com’è che si verifica questa contraddizione? A lei pare che questo sia il risultato del fallimento delle politiche della memoria. A questa amara constatazione si può rispondere in modo efficace solo con l’autocritica, si possono individuare delle responsabilità , ma non è sopportabile il vile oltraggio alla Memoria degli ultimi anni e allora che fare per rivitalizzarla? Secondo Cavaglion occorre la meraviglia, che sorprende e avvicina i giovani a qualcosa che non si aspettano e, lavorando di bricolage, portarli al cuore del problema. Questo si può ottenere mostrando il rapporto fra memoria e paesaggio, la funzione estetica, la bellezza dei luoghi e dei ricordi che essi rappresentano hanno un grande valore nel processo educativo. Il dissesto causato dalla Storia sui luoghi, quelle ferite, inferte al paesaggio dall’odio, dalla guerra, dalle torture, dai bombardamenti, dalle rappresaglie oscurano il manto del lavoro di millenni , come dice Gilles Clement. Generazioni si sono succedute nella fatica paziente di addomesticare la natura e di renderla giardino, ma, se vasto è il deposito delle sofferenze patite dai luoghi, un altrettanto immenso patrimonio di scritture, disegni, affreschi descrivono quei luoghi e li redimono. Le ferite gettano un’ombra inquietante, ma alla fine convivono con l’antico topos dell’Italia come grande giardino. Forme di rappresentazioni che abbiano come sfondo la Natura violata dalla brutalità umana ispirano la migliore letteratura, la poesia e la narrativa, colorano le pareti di palazzi e cappelle rinascimentali, le gallerie e le collezioni d’arte. Riallacciamo dunque il presente al passato con animo costruttivo, non portiamo i ragazzi forzatamente sui luoghi della memoria, fermiamoci sulla soglia e, attraverso la letteratura, la poesia e l’arte, introduciamoli in essi e induciamoli a riflettere, entreranno così con passo fermo e consapevole. Presto non ci saranno più i testimoni, ma “l’armonia vince di mille secoli il silenzio”, la letteratura è eternatrice. Occorre avere un rapporto dialettico con i luoghi dell’afflizione, la storia non è solo il numero dei morti , bisogna trovare in essa uno sbocco positivo e a questo proposito Cavaglion legge un passo del romanzo di Romain Gary, in cui un personaggio reduce di guerra costruisce aquiloni e il protagonista va a trovare spesso con l’immaginazione il suo professore, deportato senza ritorno, e ne parla al presente come se fosse lì; ricorda anche la “Casa del ridere” di Formiggini, insomma la sua è una sollecitazione a fare ricorso all’immaginazione senza lasciarsi schiacciare da un dovere di ricordare imposto dalla memoria pubblica e continua dicendo di non amare le pietre d’inciampo, in primis perché sono un’opera di un artista che va pagato e poi perché gli sembra un atto di umiliazione il guardare in basso, ricordando il racconto di Primo Levi “Segni sulla pietra”. Inoltre egli sottolinea come negli ultimi tempi ci sia stato un susseguirsi di giornate della memoria, degli eventi o non si parla o si strombazza con l’andamento del pendolo, il silenzio o l’urlo. Incombe tuttavia su tutta la sala, incluso il professore, il pensiero di quello che sta accadendo in Palestina e sembra naturale esprimere dubbi e domande proprio a lui, a cui sembra l’unica soluzione smettere di pensare al passato e di ripartire dal 1947/48, incrementando il ruolo dell’ONU. Certo lo scenario generale non invita all’ottimismo, ma egli vuole vedere un barlume di speranza nell’incontro a San Francisco fra XiJinping e Biden . Si continuano ad esprimere dubbi ed interrogativi e il prof. Cavaglion non si sottrae e li condivide con generosità tanto da trasformare la presentazione del libro, che merita veramente di essere letto, in una conversazione fra amici. La prima impressione è stata confermata dai fatti.
Anche quest’anno, grazie all’impegno dei compagni di Officina Popolare e al contributo del Partito di Rifondazione Comunista con il patrocinio di Casa Cervi alla testa della ricorrenza del 25 luglio si è riusciti a organizzare la Pastasciutta Antifascista, “il piu’ bel funerale del fascismo”, come ebbe a dire papà Cervi. Anche a Parma, in piazzale Picelli, si è registrato il tutto esaurito. Anzi, si è dovuti ricorrere a rifornimenti d’urgenza, vista l’affluenza decisamente superiore al previsto!
Riportiamo la testimonianza di una nostra volontaria:
Piazzale Picelli alle 22 è ancora affollato. La lunga fila di chi va a prendere la pastasciutta antifascista si muove ordinata e paziente. Ai tavoli si sta familiarizzando con chiunque chieda uno spazio per sedersi e partecipare alla festa. Sì, questa è una festa che trasforma il rito in un impegno politico da costruire tutti insieme .
Stasera si vive concretamente la realtà che sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono, poiché stiamo testimoniando la ferma e solidale volontà di non dimenticare cosa fece all’Italia quel regime illiberale e totalitario che per vent’anni oppresse gli italiani.
Franca Laviosa
Sono stati distribuiti 550 piatti di pasta, grazie al lavoro di tutti i volontari e volontarie, alla collaborazione del circolo “Pedale Veloce”, a tutti i co-organizzatori, ma soprattutto grazie alla partecipazione dei cittadini di Parma, la nostra città, che sa dimostrarsi partecipe e solidale e con tanta voglia di stare insieme e di essere partecipi nel rinnovare un gesto molto semplice ma fortemente emblematico.
Una bella serata dunque, con tanti amici vecchi e nuovi, tanti sorrisi e scambi di opinioni.
Per l’ANPI cittadina Sez.Laura e Lina Polizzi era presente , oltre ai volontari, il Vice Presidente Vicario Paolo Giandebiaggi che ha portato il saluto e il grazie di tutta la Sezione.