Sabato 27 gennaio 2024 presso la nostra sede di Piazzale Barbieri abbiamo scelto di onorare la ricorrenza del Giorno della Memoria con un incontro di approfondimento dedicato sia alla persecuzione politica che a quella razziale. L’attuale situazione in medioriente rendeva particolarmente teso questo 27 gennaio, una data che non ha potuto scivolare via senza contestazioni e polemiche. Ciononostante, la Memoria è il fondamento del nostro agire come associazione, e abbiamo scelto di onorarla.

A parlare a una sala molto piena sono stati Brunella Manotti, storica, ricercatrice e presidente della sezione ANPI cittadina, che ha trattato il tema della deportazione politica e del sistema dei campi. La presidente Manotti ha sottolineato con decisione come il sistema dei campi non sia stato una degenerazione del nazifascsmo, come ancora qualcuno si ostina a sostenere, ma fosse insito nella sua natura fin dagli esordi, caratterizzati dalla volontà precisa di annientare gli oppositori anche fisicamente. Dopo di lei, ha preso la parola Aldo Montermini, già presidente del comitato ANPI provinciale fino a gennaio 2022, e che di recente è entrato come membro nella nostra segreteria cittadina. Il suo intervento si è concentrato sull’esperienza di suo zio, Primo Polizzi detto Manetto, deportato politico a Mauthausen, che solo negli anni ’80 riuscì a raccontare l’esperienza vissuta. Oggi la testimonianza di Manetto, che è venuto a mancare nel 2000, è raccolta nel libro “Primo Polizzi, il prigioniero che canta” di Lia Barone, disponibile gratuitamente in formato elettronico sul sito dell’autrice, http://www.liabarone.it/. Infine ha preso la parola Rocco Rosignoli, uno dei vicepresidenti di sezione. Molti lo conoscono come musicista, ma Rosignoli è anche uno studioso di ebraismo, e sulle origini del pregiudizio antiebraico si è concentrato il suo intervento, partendo dall’antigiudaismo di matrice cristiana e arrivando, con un excursus per forza di cose rapido, all’antisemitismo otto-novecentesco, nutrito della pseudoscienza razzista, arrivando fino alle decisioni politiche naziste che hanno portato al genocidio che ricordiamo col nome di Shoah.

Le trattazioni sono state efficaci e dettagliate, e hanno dato modo all’uditorio di sviluppare un interessante dibattito, in cui la memoria del passato ha potuto fornire argomenti importanti per l’analisi dell’oggi, senza per questo scadere in paragoni azzardati o semplificazioni inopportune, auspicando una pace che però mai come in questi tempi appare lontana.