Una nostra giovane tesserata ha partecipato alla giornata inaugurale del Festival della Pace e ci ha inviato le sue riflessioni che accogliamo con piacere e condividiamo con tutti voi:
“26 Aprile 1995 (art.11): è proprio nei momenti di confusione e transizione che le Costituzioni adempiono alle proprie funzioni. Cercate dunque di farvela amica, la Costituzione. Viviamo la conferma della storia: la corsa al riarmo porta alla guerra.” E mi domando, anche da vicino, guardando alla storia della mia famiglia, alle mie radici, se nel 2022, i miei bisnonni fossero a conoscenza della situazione politico-sociale che stiamo vivendo ora, di nuovo. Cosa penserebbero? Se sentissero l’instabilità, l’incertezza, la paura. Ma, soprattutto, se vedessero questa spaventosa incoscienza. La tesi che scrissi sullo scambio di lettere tra i componenti della mia famiglia, durante la Seconda Guerra Mondiale, è tutt’ora, più che mai, attuale. Come ribadivo ieri, sento forte l’esigenza oggi, di un appello perché la nostra società acquisti il filtro critico, essenziale per comprendere quanto sia sottile confine tra democrazia e dittatura, e quanto facile all’uomo oltrepassare quel limite. Oggi come allora, resta l’urgenza di farsi porta voci di una guerra intellettuale che educhi ad una cultura di pace. Una vera e propria missione per la pace. Concludo con queste parole, che hanno fatto riaffiorare in me la presenza del mio bisnonno, quando sulle sue ginocchia a stento mi parlava della guerra che aveva combattuto. Questa mattina la sua assenza si è materializzata accanto a me, forte come mai prima di allora: “chi ha combattuto in passato per la pace e la giustizia è qui con noi. Sappiamo che ci daranno coraggio. Abbiamo l’obbligo morale di riconoscere il primato del diritto sulla forza.”

Chiara Pedretti