di Sara Ferraglia

“Pioveva, pioveva che Dio la mandava

Nel caldo del letto assai bene si stava

Ma forte la voce di un altro racconto 

nel sogno chiamava, diceva sei pronto?” 

Non posso farci niente. Mi parte sempre il pensiero poetico quando devo scrivere di qualcosa che mi ha emozionato. E stamattina l’inaugurazione della mostra dedicata ai 7 fratelli Cervi sotto ai Portici del Grano cos’era se non poesia? Un freddo anomalo, quasi invernale, la pioggia torrenziale e noi, volontarie dell’Anpi, puntuali in piazza a montare il nostro banchetto di Pace. Cos’era questo se non uno slancio del cuore che la poesia sa sempre descrivere così bene? Esserci oggi, alla vigilia di un 25 aprile più che mai oscurato da venti di guerra, da parole fredde e divisive come non accadeva da molti anni, era poesia. Proseguire un racconto a partire dalle immagini e dalle parole della famiglia Cervi, perché “dopo un racconto ne viene un altro”, è poesia dell’anima, perché mai come oggi c’è bisogno di un racconto di pace. C’è bisogno di gettare via le armi e lasciare il posto alle parole, al dialogo. Questo è il valore profondo che la mostra itinerante, curata da Paola Varesi, porta nelle strade e nelle piazze. Ed era poesia anche l’emozione che traspariva dai discorsi dei nostri presidenti, Nicola Maestri del provinciale e Brunella Manotti del cittadino, perché più che mai, questo 25 aprile ha il compito di unire tutti noi, commensali di Pace, al tavolo immenso e accogliente della cucina di casa Cervi.